Pesci: la loro muta agonia e la loro silenziosa morte. Gli allevamenti ittici sono orribili luoghi di morte. Silente. Molte indagini e relative immagini, sono state diffuse anche dalla trasmissione Report e documentano pesci che vivono in gabbie sovraffollate e vengono gettati ancora coscienti in contenitori di acqua e ghiaccio dove muoiono dopo interminabili minuti di agonia. Ad esempio, branzini e orate sono confinati in gabbie spoglie con alte densità. Sono state documentate immagini di pesci del peso di 2 kg costretti a trascorrere addirittura sei anni in questi ambienti monotoni e senza stimoli, dove possono solo nuotare in cerchio. In un tratto di costa di soli 18 km, sono collocati 26 allevamenti di branzini e orate. Questo causa la diffusione di malattie e parassiti da una gabbia all’altra. Farmaci, antibiotici e antiparassitari sono somministrati ai pesci con frequenza. Per sempre. Fino alla loro morte. Crudele ed inutile. I pesci soffrono. Poche persone tengono in considerazione la loro Esistenza. Alcuni esempi? Trota iridea, branzino, orata e salmone atlantico sono le specie più allevate e consumate in Europa. La cattura e il trasporto avvengono in fase di ingrasso e macellazione. Sono momenti molto stressanti per i pesci, perché vengono ammassati e prelevati dall’acqua. Numerosi sono i tentativi di fuga e le aggressioni. L’utilizzo di pompe e reti non adeguate causa gravi ferite. Quindi è evidente come tutto questo sia abominevole. Sono invece animali curiosi, sociali e pieni di sorprese, ma negli allevamenti intensivi trascorrono una vita molto diversa da quella in natura. Una non-vita che ha un solo scopo. La fine prematura. Altro aspetto della ‘vita del pesce’ è un altro tipo di morte, più avventuroso e giusto per alcuni: la pesca, addirittura dichiarata uno svago o uno sport e, anche da chi aborre la caccia, spesso sottovalutata. Quand’anche ‘pesca sportiva’ ossia la brutale pratica di prendere all’amo un animale innocente e poi ‘liberarlo’ è crudele e barbara. Il pesce ferito molto spesso non sopravvive. Pensiamo. La loro agonia è orribile. Sono vite degne del massimo rispetto. Eppure sono ignorati dai più. Per la gola, la crapula. Per la mancanza di rispetto della vita in quanto tale.
Pesci: la loro muta agonia e la loro silenziosa morte. Gli allevamenti ittici sono orribili luoghi di morte. Silente. Molte indagini e relative immagini, sono state diffuse anche dalla trasmissione Report e documentano pesci che vivono in gabbie sovraffollate e vengono gettati ancora coscienti in contenitori di acqua e ghiaccio dove muoiono dopo interminabili minuti di agonia. Ad esempio, branzini e orate sono confinati in gabbie spoglie con alte densità. Sono state documentate immagini di pesci del peso di 2 kg costretti a trascorrere addirittura sei anni in questi ambienti monotoni e senza stimoli, dove possono solo nuotare in cerchio. In un tratto di costa di soli 18 km, sono collocati 26 allevamenti di branzini e orate. Questo causa la diffusione di malattie e parassiti da una gabbia all’altra. Farmaci, antibiotici e antiparassitari sono somministrati ai pesci con frequenza. Per sempre. Fino alla loro morte. Crudele ed inutile. I pesci soffrono. Poche persone tengono in considerazione la loro Esistenza. Alcuni esempi? Trota iridea, branzino, orata e salmone atlantico sono le specie più allevate e consumate in Europa. La cattura e il trasporto avvengono in fase di ingrasso e macellazione. Sono momenti molto stressanti per i pesci, perché vengono ammassati e prelevati dall’acqua. Numerosi sono i tentativi di fuga e le aggressioni. L’utilizzo di pompe e reti non adeguate causa gravi ferite. Quindi è evidente come tutto questo sia abominevole. Sono invece animali curiosi, sociali e pieni di sorprese, ma negli allevamenti intensivi trascorrono una vita molto diversa da quella in natura. Una non-vita che ha un solo scopo. La fine prematura. Altro aspetto della ‘vita del pesce’ è un altro tipo di morte, più avventuroso e giusto per alcuni: la pesca, addirittura dichiarata uno svago o uno sport e, anche da chi aborre la caccia, spesso sottovalutata. Quand’anche ‘pesca sportiva’ ossia la brutale pratica di prendere all’amo un animale innocente e poi ‘liberarlo’ è crudele e barbara. Il pesce ferito molto spesso non sopravvive. Pensiamo. La loro agonia è orribile. Sono vite degne del massimo rispetto. Eppure sono ignorati dai più. Per la gola, la crapula. Per la mancanza di rispetto della vita in quanto tale.