La Romana

Grazie di cuore

Gentile Francesco grazie per la Sua recensione. Per ciò che concerne il primo motivo di gravame, Lei scrive: “Innanzitutto, la mancanza di un bagno è inaccettabile. In un locale che somministra cibo, dovrebbe esserci per legge un bagno a disposizione dei clienti.” Il Decreto Ministeriale n. 215 del 19 agosto 1996 stabilisce che le strutture che non offrono servizio al tavolo (come la mia pizzeria, ove è apposto un avviso che riporta testualmente: “NON SI EFFETTUA SERVIZIO AL TAVOLO”) sono esentate dall’obbligo di avere un bagno all’interno. Quindi, la pizzeria La Romana non è obbligata, per Legge ad avere un bagno a disposizione dei suoi clienti. Prosegue dicendo: “Questa pizzeria non offre nemmeno posti a sedere all’interno; ci sono solo pochi tavoli all’esterno, ed erano visibilmente sporchi. Cosa che non dovrebbe mai succedere in un locale pubblico.” La natura commerciale della mia attività è DA ASPORTO, non si offre il servizio al tavolo. La mera presenza di tavoli sia all’interno, sia all’esterno del locale, non indica il servizio al tavolo. A questo proposito, è meritevole di nota che in una recente sentenza (7683/2018), l’ecc.mo Consiglio di Stato, ha stabilito che: “la mera presenza di tavoli, di stoviglie e sottopiatti (così come, in ipotesi, di tovaglie o altri accessori atti a preservare l’igiene e la pulizia degli arredi) non fornisce un univoco indice dell’attualità di un servizio al tavolo ad opera del gestore del locale” E prosegue: “D’altro canto, la semplice disposizione degli arredi, non può̀ definirsi, in quanto tale e di per sé sola, una “componente organizzativa ed aziendale tipicamente destinata alla somministrazione”, riducendosi tale espressione ad una mera petizione di principio”. In altri termini, esiste una conclamata differenza, di sostanza e diritto, tra il concetto di SOMMINISTRAZIONE e VENDITA DIRETTA. Cosa che Lei dimostra di ignorare del tutto e pone invece dinanzi alla Legge una Sua pretesa di principio, completamente astratta. Inoltre, come fa a dimostrare il fatto che i tavoli fossero “visibilmente sporchi”? Perché ciò non corrisponde al vero. Le comunico (solo a titolo informativo) che scrivendo una falsità del genere, Lei commette un atto che integra reato, sussumibile all’art. 585 del codice penale: “diffamazione”. Prosegue scrivendo che: “ci è stato comunque fatto pagare il coperto! Trovo davvero assurdo che si richieda un supplemento per un servizio che non viene nemmeno fornito, cosa che non mi è mai successa nemmeno in altre parti del mondo.” Lei parla di altre parti del mondo, ma siamo in Italia, ove non esiste alcuna norma che vieti l’applicazione del pagamento della voce “coperto”, quindi è assolutamente legittimo chiederlo ai clienti. Tra l’altro, Lei ha il coraggio di definire “coperto” un contributo di 0,50€? Esiste una tassa che si chiama TOSAP che io devo pagare per permettere ai clienti di usufruire dei tavoli e delle sedie che ho nel mio locale. Oltre al costo delle c.d. “spese vive”, perché le tovagliette di carta, le posate, i tovaglioli e i bicchieri, io li pago. Trattasi, all’evidenza, di un minimo contributo, assolutamente legittimo, per coprire la spesa che sono chiamato a fare. Il vero coperto lo paga nei locali del centro storico, e non di 0,50€. Conclude dicendo: “L’unica nota positiva che posso trovare è che la pizza è buona, ma da mangiare d’asporto a casa propria.” Gentile Francesco, la mia pizzeria È UNA PIZZERIA D’ASPORTO CON SERVIZIO A DOMICILIO. Ha chiuso la sua recensione dicendo una ovvietà tanto sconcertante quanto ingenua. A Lecce esistono decine e decine di pizzerie, vada a mangiare in una delle tante altre valide alternative sul territorio. Faccio questo mestiere da 30 anni, conosco i limiti legali entro cui gli atti del mio lavoro sono ascrivibili. Prima di parlare, studi pizzeria, cucina, HACCP e si renda edotto presso avvocati e commercialisti; altrimenti, anziché aiutare i clienti, crea disinformazione. Giampiero Lucia.